La difesa della patria è sacro dovere del cittadino, il servizio militare obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino nell’esercizio dei diritti politici, l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica.
Commento a cura dell’avvocato Angelo Greco.
L’articolo 52 della Costituzione ci pone un dovere che definisce sacro: la difesa della patria.
sacro non certo in senso religioso, ma laico. Si poteva dire che la difesa della patria è obbligatoria e doverosa e necessaria, ma i padri costituenti preferirono usare il termine più forte, altisonante, che conoscevano, quello tipico delle cose divine, proprio come era stato per gli antichi e anche per i padri costituenti. La patria era sacra fino a meritare Ciò che di più importante all’uomo. La vita. E dunque, se è vero che la patria è sacra, la sua difesa non può che essere un obbligo altrettanto sacro. Lo stesso San Tommaso, nella sua opera Summa teologica, afferma che la patria ha diritto ad un senso di sacralità, alla patria si deve la pietas, un sentimento cioè di rispetto, lo stesso che si deve a Dio e ai genitori. Un’affermazione del genere oggi può sembrare anacronistica e superata, quasi ridicola, il nostro popolo non perde occasione per criticare lo Stato, offendere le sue Istituzioni, insultare l’amministrazione pubblica e i suoi rappresentanti. Tanti, per quanto tale comportamento costituisca reato, divorati da una insaziabile sete di diritti, libertà e benefici, abbiamo dimenticato che il bene del singolo non può che passare attraverso quello collettivo, eppure restiamo legati all’idea che il bene della nazione sia in contrapposizione con quello personale. Siamo un popolo individualista, crediamo nel nazionalismo. Non già nel patriottismo e la differenza è sostanziale. Il primo, il nazionalismo e la proclamazione della superiorità della propria nazione rispetto alle altre, mentre il secondo, il patriottismo, consiste invece nel richiamo al sentimento verso la propria terra, le sue istituzioni, il suo popolo, i suoi simboli. Patria deriva infatti dal latino pater ad indicare la terra dei patri. Quei padri che morirono per garantirci la libertà, la stessa libertà che noi oggi vorremmo di nuovo soffocare, reprimendo chi esprime un’opinione diversa dalla nostra, a una visione politica opposta, a un diverso stile di vita. Abbiamo perso quel senso di sacralità della patria, quello spirito di unità di cui i nostri padri costituenti erano pervasi quando scrissero i 139 articoli della Costituzione, salvo recuperarlo all’occorrenza, magari. In occasione delle partite di calcio.
Se è vero, come dice l’articolo 52, che la difesa della patria è obbligatoria, come mai il servizio militare non è più obbligatorio, ma su base volontaria e professionale? In verità la legge non lo ha definitivamente abrogato, bensì soltanto sospeso. Questa scelta terminologica non è casuale, se infatti è vero che la difesa della patria è un dovere inderogabile, nessuna legge può sopprimerlo. Diversamente dovrebbe essere dichiarata incostituzionale. La leva e quindi un obbligo derogabile a seconda delle scelte operate dal legislatore, ma non eliminabile radicalmente dal nostro ordinamento, a meno di modificare l’articolo 51 della Costituzione. È cambiato dunque il concetto di difesa della patria, pur restando un valore fondamentale della Repubblica, ha perso l’originaria connotazione militaristica, non dovendo per forza esprimersi in una tutela armata del. Territorio, del resto, nell’articolo 11 della Costituzione afferma che l’Italia ama la pace e ripudia la guerra. In questo senso la difesa della patria può assumere forme diverse, dall’imbracciare un fucile e sparare, può consistere in attività di solidarietà nei confronti della comunità nazionale, come ad esempio con il servizio civile. L’articolo 52 va letto dunque, alla luce del principio sancito dall’articolo 11, la patria va certo difesa con le armi, ma solo nel caso in cui venga aggredita o minacciata, e mai per accondiscendere a politiche di conquista di territori a danno di altri popoli. L’ultima parte dell’articolo 52 può sembrare contraddittoria e di frequente smentita dai fatti e si afferma che l’ordinamento delle forze armate si conforma a uno spirito democratico. Ma come è possibile che un’organizzazione gerarchica e piramidale come tipicamente quella militare possa essere compatibile con i principi della democrazia? In realtà, tutto ciò che i padri costituenti volevano dire è che anche nel rispetto dei gradi dell’esercito, l’organizzazione militare deve prima di tutto tener conto dei diritti fondamentali del cittadino, diritti che non possono essere mai lesi. L’esigenza di specificare questo principio nasce proprio dal fatto che nelle forze armate l’organizzazione interna è fondata sul potere riconosciuto ai vertici. Un potere però di cui questi non possono abusare, sconfinando nella coercizione,
anche questa istituzione, dunque, nonostante il rigore che la deve contraddistinguere, deve restare fedele ai valori della nostra democrazia.